L’origine della lingua etrusca
 


 

 

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di Paolo Campidori

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  Esiste una diatriba fra linguisti e archeologi italiani e internazionali che dura da più di cinquant’anni e che riguarda l’origine della lingua etrusca e di conseguenza l’origine stessa di questo popolo. Detto in parole semplici si tratta di questo: l’archeologia moderna (che fa capo in particolar modo ad uno dei massimi etroscologi, Massimo Pallottino, e alla sua scuola) sostiene la “autoctonia” del popolo etrusco, vale a dire la formazione in loco (suolo italico) dell’ethnos etrusco, ipotesi dalla quale deriverebbe come ovvia conseguenza che la lingua etrusca, “non sarebbe accostabile o comparabile con nessun’altra lingua dell’area del Mediterraneo”.
 



La tavola di Cortona (Lato A)
(Cortona, Museo dell'Accademia Etrusca)

  Tale posizione sostenuta, già dal 1947, dall’imponente figura culturale di Massimo Pallottino e dalle relative scuole che egli ha creato a Roma e a Firenze, deriverebbe dall’avere fatto propria la tesi dello storiografo greco Dionisio di Alicarnasso (I 30,2) il quale sostenne, per primo, che il popolo etrusco fosse un popolo antichissimo formatosi in Italia. Questa tesi è stata sempre controbattuta dai linguisti, i quali sostengono, senza mezzi termini, che “Pallottino e i suoi allievi siano fondamentalmente archeologi e che nessuno di loro avrebbe acquisito una analoga ed almeno sufficiente preparazione linguistica”. In effetti la preparazione archeologica è molto distante e differente da quella linguistica, per cui un archeologo può anche essere un grande studioso nella sua disciplina, tuttavia “se non si è fatta anche una adeguata preparazione linguistica, in quest’ultimo settore, sarà niente più che un orecchiante”. Inoltre questa tesi di Pallottino e dei suoi allievi sarebbe fondata se gli archeologi italiani avessero dimostrato di conoscere tutte le lingue di tutti i popoli che sono vissuti nel passato nelle terre che gravitano intorno al Mediterraneo. I linguisti inoltre affermano che la tesi autoctonista di Dionisio di Alicarnasso non è stata sostenuta da nessun altro autore antico, mentre quella “migrazionista” di Erodoto, la quale affermava che gli Etruschi fossero migrati dalla Lidia (Anatolia), è sostenuta da almeno trenta autori dell’antichità . Oltre a Erodono essi sono: Ellanico, Timeo di Tamma, Anticle di Atene, ecc.
  Diceva Einstein che i preconcetti siano più duri a disintegrare degli atomi. Ed aveva ragione. Per i linguisti, questo preconcetto o “peccato originale” secondo il quale la lingua etrusca non sia “ACCOSTABILE A NESSUN ALTRA LINGUA DEL MEDITERRANEO”, ha nociuto non poco alla ermeneutica, che sarebbe l’arte di interpretare il senso di antichi testi e documenti. I linguisti sono del parere che il primo e fondamentale strumento della linguistica storica e glottologica stia proprio nella COMPARAZIONE.
 

  Con questo metodo sono state classificate lingue come il sumerico, l’hittito, il licio, ecc. Purtroppo per l’etrusco si sono avuti risultati appena percettibili, nonostante il ricco materiale a disposizione degli archeologi. Questa affermazione dei linguisti è vera?
In massima parte lo è. La lingua etrusca avendo “mutuato” l’alfabeto greco dalla Grecia è perfettamente leggibile e pronunciabile, ma solo in piccolissima parte è comprensibile. Faccio un semplice esempio. Avendo io studiato la grammatica tedesca, ho acquisito i mezzi per leggere e pronunciare bene questa lingua, quindi io sarò in grado di leggere e pronunziare alla perfezione il tedesco, ma se non avrò come “bagaglio” un adeguato vocabolario, io, di questa lingua, riuscirò a capire solo alcune parole. Ed ciò che avviene con l’etrusco. Di questa lingua adesso si conoscono solo alcune centinaia di parole, ma di queste, solo per alcune decine esiste una traduzione certa. Bisogna aggiungere inoltre che si tratta di un vocabolario limitato all’ambito religioso, funerario, delle offerte votive e, in alcuni casi, relativo alle ripartizioni e ai confini delle proprietà terriere, come ad esempio la Tavola di Cortona. Del testo etrusco più lungo che possediamo, il Liber Linteus della Mummia di Zagabria, che è composto di circa 500 vocaboli, quelli tradotti in modo certo sono solo una ventina. Questo per dire che il problema della comprensione della lingua etrusca esiste tuttora e in larghissima misura.
 

  Per quanto dunque riguarda l’origine della lingua etrusca la maggior parte dei linguisti sono orientati decisamente, a causa delle strettissime somiglianze dell’etrusco al lidio (Isola di Lemno). Essi ritengono che tale popolo sia migrato, proprio da questa isola, verso il sec. VII a.C., verso l’Italia, nelle coste tirreniche del Lazio e della Toscana, per poi espandersi al nord e al sud e sulle coste dell’Adriatico. Anche l’etruscologo Pallottino, del resto in “Etruscologia” (Hoepli,1° ediz. 1942) scrive a tal proposito: “in verità i rapporti fra la lingua etrusca e il dialetto pre-ellenico parlato nell’isola di Lemno anteriormente alla conquista ateniese dell’isola avvenuta per opera di Milziade, nella seconda metà del sec. VI a.C., sono nonostante le contrarie obiezioni del Lattes, del Paretti e di altri, STRETTISSIME”.
  Detto ciò, mi sembra superfluo dire che niente vieti ad uno studioso di porsi il problema della “origine dell’elemento orientale” che è così presente in ogni forma di vita del popolo etrusco. Mi sembra doveroso accennare anche al caso che un popolo possa saper “mutuare” da altri l’alfabeto, e ciò mi sembra fattibile, al contrario, mi pare del tutto improbabile che un popolo, considerato dagli archeologi “autoctono”, possa “mutuare” da un altro popolo anche la lingua, dimenticando la propria. Questo mi sembra troppo!
Ma la diatriba continua….




La mummia di Zagabria
 


 

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